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Channel: Landmark – Samuele Silva
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High School Musical


Mondovì Eye

Palazzo Nervi

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Palazzo Nervi

Il palazzo Nervi (definito anche Palazzo del Lavoro) era da tempo un mio obbiettivo. Ero incuriosito dalla struttura progettata dall’ingegner Nervi, volevo assolutamente fotografare i pilastri a forma di albero. Ho fatto una perlustrazione e mi sono accorto di un’apertura nel cancello principale: non ho esitato, sono entrato dentro e ho scattato con il grandangolo e il treppiede. Mi sentivo decisamente a disagio, atmosfera al limite del surreale, e quindi sono uscito troppo in fretta. Un solo scatto, un colpo unico. Discreto e geometrico, proprio come lo cercavo.

Il Palazzo dell’Esposizione Internazionale del Lavoro, meglio noto come Palazzo del Lavoro o – dal nome del suo autore – Palazzo Nervi, è un edificio ubicato nel quartiere Nizza Millefonti (zona Italia ’61), alle porte sud della città di Torino. Fu progettato dall’ingegner Pier Luigi Nervi, con la collaborazione dell’architetto Gio Ponti e di Gino Covre, e completato nel 1961. All’epoca della sua inaugurazione, è stato un notevole esempio di struttura espositiva per dimensioni e innovazione tecnologica. Versa in stato di abbandono.

A partire dal 1959, Torino vide la realizzazione di una serie di edifici realizzati nel quartiere Nizza Millefonti, in occasione dell’evento Italia ’61, ovvero le celebrazioni per il Centenario dell’Unità d’Italia. Tra di essi, questo edificio si distinse per le caratteristiche dimensionali e progettuali all’avanguardia. In seguito fu, con lunghi intervalli, utilizzato per ospitare eventi fieristici, mostre, esposizioni internazionali e, fino alla metà degli anni ottanta, alcuni uffici del Centro Internazionale B.I.T. – Agenzia delle Nazioni Unite, successivamente spostati sempre lì vicino. Fino al 2008, ospitò anche una sezione distaccata della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Torino, più una parte di sedi didattiche di un consorzio specializzazioni post-diploma. Dal 2009, fu occupato da sporadiche attività commerciali, tra cui anche una discoteca o per serate o feste musicali a tema, ma progressivamente, è stato nuovamente abbandonato per via degli ingenti costi di gestione. Lodato da numerose testate giornalistiche di architettura per le innovative tecnologie costruttive impiegate, il Palazzo del Lavoro è caratterizzato da un ampio padiglione quadrangolare di 22.500 m2 e 156 metri per lato, costituito da 16 elementi modulari con copertura a base quadrata. Ciascun modulo, di 40 metri per lato, è sorretto da un pilastro centrale di 25 metri rastremato in altezza, che termina con una caratteristica raggiera di travi in acciaio dal diametro di 38 metri. L’illuminazione naturale è garantita da lucernari ricavati dallo scostamento di ciascun modulo e dalle pareti perimetrali che presentano, anche se in stato di degrado, un complesso sistema di lamelle frangiluce la cui inclinazione varia a seconda dell’esposizione solare.

Il grande padiglione interno era originariamente provvisto di caffetterie in ciascuno dei quattro angoli e soluzioni versatili per ospitare ulteriori eventi futuri. Il piano interrato ospita una grande sala conferenze, due sale cinematografiche, una piccola struttura ricettiva e locali di servizio.

La mia Milano

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La mia Milano

Domenica scorsa ho partecipato alla Milano Photo Marathon. Il primo tema in gara: “La mia Milano“. Essendo un turista, nel vero senso del termine, ho cercato di rappresentare davvero quello che per me è Milano; ho pensato pochissimo perché lo scatto era ben impresso nella mia mente. Un classico della città del panettone, già visto milioni di volte, ma la mia Milano è tutta in questa immagine: metrò e Duomo. Forse un po’ banale, ma davvero in tema. Nelle prossime ore vi parlerò delle altre foto in gara: ma solo di quelle interessanti. Poche, tranquilli.

La danza della città

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La danza della città

Come ogni città, anche Milano ha il suo rito scaramantico. Esso si svolge all’interno del salotto di Milano, la Galleria Vittorio Emanuele, progettata dall’architetto Giuseppe Mengoni e inaugurata negli anni ’60 dell’Ottocento.

Il passaggio pedonale collega piazza Duomo con piazza della Scala ed è caratterizzato da uno sfarzo di elementi, colori e richiami ad altre culture o città italiane. Tra queste si ricorda anche Torino, città sabauda prima capitale d’Italia, grazie al toro rappresentato in un bellissimo mosaico.

Da anni l’animale richiama milanesi e turisti da ogni dove per compiere il rito scaramantico: tre giri sulle palle del toro col tallone del piede destro. Le dicerie nel corso degli anni sono state diverse in merito a questo rito, dalla fertilità per le donne, al garantirsi una seconda visita a Milano fino al buon auspicio per il nuovo anno. Qualunque sia il motivo del rito quello che è certo è che l’attrazione attira un altissimo numero di persone disposte a mettersi in coda per compierlo.

Nell’ombra

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Nell'ombra

Delle foto scattate alla Milano Photo Marathon questa è sicuramente la mia preferita. L’idea era quella di ritrarre una persona nell’ombra, ma ombra intesa socialmente e non come area scura provocata dalla luce. La fortuna è stata quella di riuscire a trovare un mendicante sotto i portici proprio di fronte al Duomo e parzialmente in ombra rispetto al resto dell’immagine. Ho cercato di non farmi notare, sono passato dietro e ho scattato con il 14mm mettendo in evidenza la figura nell’ombra in primo piano (ma senza aprire troppo il diaframma). Ho ringraziato e fatto una piccola donazione. Anche se solitamente non pago i soggetti che fotografo. ;-)

Soffio di Vita

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Soffio di vita

Non scrivo da oltre un mese, ed è un record ultimamente. Sarà il caldo, sarà l’estate, sarà la mancanza di ispirazione. Torno indietro nel tempo per legarmi con un filo immaginario al mio ultimo post; siamo ancora a Milano, alla PhotoMarathon meneghina. Il titolo di questa foto è Soffio di Vita (uno dei temi della competizione) e mi lascia un po’ di malcelata tristezza collegare gli ultimi respiri di questo anziano ma elegante signore, che con una certa eleganza osserva le erbacce che invadono le rotaie, a un pensiero così triste. Chi sono io per decidere cosa succederà nel futuro? Ma la fotografia rappresenta anche tutti gli istanti del cammino e mi basta questo per consolarmi. Il particolare di questa foto che mi fa impazzire (e anche un po’ uscire di testa) è la carne in scatola nella mano sinistra. Perché?

Ventaglio Milanese (reprise)

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Ventaglio Milanese (Reprise)

Le foto dal basso ad ampia apertura di focale sono diventate un must ultimamente (per il sottoscritto). Senza scomodare la Z di Zampetti e le sue foto Zenitali devo ammettere che è un tipo di immagine che mi affascina. Questa è scattata nel pieno centro della galleria Vittorio Emanuele praticamente da terra (treppiede basso) e con il 14mm. Il titolo è un doveroso omaggio a una foto che scattai diversi anni fa (in modo molto basico, per non offendere) praticamente dalla stessa posizione. La intitolai Ventaglio Milanese proprio per via delle geometrie a forma di ventaglio; nei commenti un lettore mi consigliava di provare un 10mm (APS). Direi che ci ho provato. I risultati sono nettamente migliori anche se vorrei rivisitare la foto antesignana del 2008 (per vedere l’effetto che fa).


Noemi @ Suoni dal Monviso

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Noemi #01

Domenica scorsa, dopo una scarpinata di circa un’ora in salita, ho avuto l’onore di assistere al concerto di Noemi nel magnifico scenario del Colle di Gilba, sullo spartiacque tra le Valli Po e Varaita, a cavallo tra i comuni di Sanfront, Brossasco, Paesana e Sampeyre. Un concerto particolare, a mezzogiorno, con un’atmosfera diversa dal solito concerto notturno tutti assiepati, senza la possibilità di respirare, andare in bagno, pensare. Qui il relax era il modus operandi, come un enorme picnic con centinaia di persone; e una bravissima cantante a gestire la colonna sonora. Fotografare un concerto alle dodicizerozero è una comodità assurda: non serve alzare gli iso a palla, anzi, talvolta la velocità di scatto è anche troppo elevata; un paio di volte mi sono visto costretto a chiudere il diaframma di uno stop. Ho scelto solo quattro foto, per una questione di tempo e di qualità (e di noia). La quarta, che non mi piace troppo, serve solo a rendere l’idea della meraviglia dell’anfiteatro naturale del Colle di Gilba a 1521 metri di altezza. Spettacolare e unico.

Noemi #02Noemi #03Noemi #04

Ma il cuore mio lo so
È solo una puttana
E la mia testa fragile come la porcellana
Che non scende mai per strada
E vive dei suoi sogni
Che sono buchi neri e ci sprofondi

Bugatti unopuntodue

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Bugatti #01

Nello scorso week-end è andata in scena la 5ª edizione di “Mondovì e Motori: week-end con le Vecchie Signore” organizzata in modo impeccabile (come sempre) dall’amico Mario Garbolino presidente del “CLAMS” (Club Langhe Auto Moto Storiche). Ho avuto la possibilità di compiere solo un paio di giri veloci e purtroppo mai in momenti interessanti (non ho visto le auto in movimento). Però mi sono innamorato di una splendida Bugatti (Type 54 Gran Prix, ma devo informarmi meglio) e ho deciso di dedicarle qualche minuto. Le foto delle automobili non sono di mio gradimento (noiose) e quindi ho scelto di riprendere qualche dettaglio con il 50 a tuttaapertura; riuscire a mettere a fuoco la scritta Bugatti dietro alla griglia è stata un’impresa. Non si comprende molto, ma credetemi sulla fiducia: era bellissima.

Bugatti #02Bugatti #03Bugatti #04

Posto 25

In Vitae

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In Vitae

Sono passato nei pressi del cimitero Monumentale di Milano quasi per caso, ero curioso, e sono entrato. Mai avrei immaginato di trovare qualcosa di così meraviglioso. Imponente. Il gusto in alcuni settori è un po’ pesante e di dubbia interpretazione, ma il risultato è un insieme di stili e visioni davvero particolare. Ho trovato, lungo la strada principale, questo interessante obelisco (non chiedetemi il significato e nemmeno cosa possa rappresentare); direi un po’ esagerato come monumento funebre (ma d’altronde gli egiziani hanno costruito le piramidi), al tempo stesso però assolutamente fotografabile. Ho messo il superwideangle e mi sono abbassato il più possibile per riuscire a cogliere il senso di innalzamento al cielo. E spero di esserci riuscito.

Amanda

Nausea Perpetua

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Nausea Perpetua

Ho passato un’estate fotografica davvero difficile. Pochissimi stimoli, pochissima voglia di fotografare; ho fatto ricerca e cercato di capire come si muove la fotografia nel 2018. E sono arrivato ad una scoperta (tipo quella dell’acqua calda). La fotografia non si muove, e diventa terribilmente noiosa e nauseante, ogni giorno sempre di più. E’ un moto perpetuo di tutto uguale, di ripetizioni. Sempre le stesse facce nelle stesse pose, e la street sempre uguale, e le case abbandonate, e il tramonto in montagna, i workshop che si rincorrono, gli eventi che tutti scattano uguale, i concorsi che non sanno più cosa inventare. Mi piace definirla fotografia di massa, non riesco a trovare niente che mi interessi in questa fotografia, niente che riesca a suscitare in me quelle che vengono definite, in moto molto/troppo poetico, emozioni. E questa estate ho detto BASTA, e mi sono lasciato trascinare dalla mia personalissima corrente senza aggiungere un’ulteriore voce a quella del coro (che scaturisce dalla massa). Non so quale direzione prendere, ho solo qualche piccola percezione, ma non voglio interessarmi alla globalizzazione fotografica. Il concetto è che sento la necessità di fotografare per me stesso, senza ricercare il consenso e il plauso degli altri, ma producendo qualcosa di diverso (e al tempo stesso interessante, magari spiazzante). Ansel Adams sosteneva che in ogni fotografia ci fossero due soggetti: il fotografo e l’osservatore. Giusto, quasi lineare. Credo che nel prossimo futuro farò in modo che questi due soggetti convergano nella stessa persona: me stesso. Forse un po’ egocentrico, ma certamente meno ansioso. Voglio cambiare il modo di osservare e cercare un approccio diverso; è una pretesa ambiziosa (credo) e difficilmente realizzabile. Non è semplice come bere una lattina; andare fuori dal coro senza produrre foto rotonde, sfuocate e senza senso, ma cercando idee e qualità è qualcosa che in tanti provano a realizzare. Ma quasi nessuno riesce e nel 2018 non è solo complicato: è proprio al limite del impossibile. Una via di mezzo fra Ethan Hunt e Multiman (per la serie perle ai porci). Non ho più voglia di vedere sempre la stessa merda (come questa foto che rappresenta la mia personale nemesi). Datemi qualcosa di nuovo. Spengo tutto, spengo le notifiche, accendo la voglia di osservare con gli occhi aperti a unopuntodue. Deve entrare tanta luce e questa luce deve arrivare anche al cervello; il rischio è quello di rimanere abbagliati. Ci vediamo al prossimo tramonto.

L’abitudine lasciala fuori
Perché mi da fastidio vedere nulla di nuovo
Si parla sempre di amore per poi non farlo veramente (Alessandra Amoroso – La Stessa)

Annalisa @ Wake UP

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Annalisa #01

Ieri sera si è inaugurato il Wake uP con il concerto gratuito (salvo prenotazione online che nessuno si è sognato di controllare) di Annalisa (metto il link per chi non la conoscesse, come i miei amici Fuffo e Anto) a Mondovì Piazza. Scenario naturale bellissimo, ma acustica credo da rivedere. Non mi sembra una piazza adatta alla musica dal vivo. Nali è salita sul palco grintosa e con un look decisamente troppo estivo: intorno a lei il pubblico (tantissimo, quando è gratis la gente accorre) girava con il piumino, io con il maglione soffrivo le pene dell’inferno per colpa del freddo. Eppure è di Carcare e dovrebbe conoscere le rigide temperature serali di fine estate nelle nostre zone; si è scaldata saltando sul palco. Complice la presenza della famiglia (e la mancanza di gestione degli accrediti per i fotografi) mi sono accontentato di scattare, da molto distante, solo 36 foto in un lasso di tempo troppo breve (circa dieci minuti, poi mi sono allontanato). Per mia fortuna l’altezza non è un problema e con il 70/200 sono riuscito anche ad evitare la miriade di smartphone che riprendevano (male) l’evento. Di queste 36 foto ne ho scelte 6 che credo siano almeno passabili. Mi scuserete se il punto di ripresa è il medesimo per tutte le foto. Enjoy. :-D

Annalisa #02Annalisa #03

Annalisa #04Annalisa #05Annalisa #06


Io sono nato qui

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Nato qui

Io sono nato qui, nel lontano ottobre del 1966. In questa casa sulla destra. E qui ho vissuto un periodo bellissimo della mia vita: non c’erano macchina all’epoca e si poteva uscire senza paura. Qui abitavano tre bambini: con Marco e Francesca ho passato intere giornate a giocare. La televisione non esisteva, internet era solo un pensiero lontano nella mente di alcuni visionari. E si scendeva in strada, con il pallone e la bicicletta. E si tornava a casa sempre sporchi di fango, ma felici. Non è cambiato molto, anzi, è rimasto tutto identico come all’inizio degli anni 70. Hanno solo costruito una grande panchina gialla pochi metri più in là; non so perché. Forse è meglio non chiedere, non indagare. Qualche giorno fa ho rivisto Francesca, è rimasta la stessa bambina allegra di sempre: ci siamo abbracciati come se non fossero passati quasi 50 anni da quei giorni ingenui e sorridenti. Vive a Cuneo con la sua famiglia, è felice. Io invece vivo a Torino, e sono rimasto la clamorosa testa di cazzo di sempre. I fantasmagorici anni 80 mi hanno segnato il cuore e l’anima. E’ solo quando torno a casa che ritrovo un minimo di lucidità: è l’aria triste di Borgata Palazzetto a Clavesana. Io sono nato qui.

Una storia inventata, un momento di lucidità estrema. Un gioco collegato ad una fotografia, una mia fotografia: un modo come un altro di immaginare la realtà, di immedesimarsi in situazioni non troppo lontane dalla vita quotidiana di ognuno di noi.

Don’t Stress

Foto Tessera

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Foto Tessera

Metti che sia giunto il momento di rinnovare la carta d’identità e che si voglia testare la nuova luce circolare (che per intenderci è quella che fornisce la catch light a forma di cerchio). E quindi ho passato una ventina di minuti in studio e altrettanti davanti al monitor per rendermi migliore (se possibile) in quella che sarà la mia immagine di rappresentanza per i prossimi dieci anni. La versione silver è interessante; devo ammettere che il fantastico 85 F/1.2 di Canon riesce a restituire una tridimensionalità pazzesca. Una lama direbbe qualcuno

Pelati Mutti

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Pelati Mutti

Quando ho visto nella mia mente questa immagine sono rimasto come estasiato, in trance. E’ arrivata clamorosa, come un pugno nello stomaco, e mi ha svegliato dal torpore. Era l’immagine iconica che cercavo, una citazione importante, uno schiaffo potente alla noia, quasi fragoroso nel silenzio assoluto. Ho cercato la composizione come la immaginavo. Ho chiesto di poter scattare, tuttaapertura per lasciare solo l’immagine nuda. Mutti come Campbell nella mia testa. Un omaggio a uno degli artisti più controversi del secolo scorso; spero possa fargli piacere.

Sfera Ebbasta @ Wake Up

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Sfera Ebbasta #07

Sfera Ebbasta, pseudonimo di Gionata Boschetti, è un rapper italiano. Il re della trap come ama definirsi lui. Il suo ultimo disco, Rockstar, uscito all’inizio di quest’anno ha già collezionato una serie di record importanti: basta dire che due pezzi di quest’album sono entrati nella top 100 di Spotify, unico artista italiano a esserci mai riuscito. D’altronde oltre due milioni di followers su Instagram non arrivano per caso. E ieri sera il suo concerto al festival Wake Up nella Mondovicino Arena ha ovviamente portato un’incredibile quantità di giovani e giovanissimi nella città del Moro. Da tutta Italia, che già due ore prima del concerto intonavano il suo nome. Sfera é salito sul palco alle 23.00 (un po’ tardi, e credo di cogliere il pensiero anche del centinaio di genitori che aspettavano i figli fuori dai cancelli) accolto dall’entusiasmo dei suoi ammiratori. Ha cantato i suoi pezzi più celebri iniziando con Tran Tran, tutti cantati in collaborazione con il pubblico che non ha mancato una parola. Dopo Sciroppo (cantata in duetto con DrefGold) qualche cretino ha pensato bene di lanciare un fumogeno sotto il palco scatenando il fuggi-fuggi generale. Ma il panico è durato pochissimo, i fans del rapper milanese sono con calma ritornati al loro posto e Sfera ha ripreso a cantare i suoi successi. (from Quotidiano Piemontese)

Sfera Ebbasta #01Sfera Ebbasta #02Sfera Ebbasta #03

Sfera Ebbasta #04Sfera Ebbasta #05

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Sfera Ebbasta #13Sfera Ebbasta #14

Sfera Ebbasta #10Sfera Ebbasta #11Sfera Ebbasta #12

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